Post by The Old VicPost by Vittorixse ti chiami Livia e sei di Boccadasse arrivo subito :)
"Per una mezzorata se ne stette a panza all'aria, senza mai staccare
lo sguardo dall'àrbolo. E più lo taliava, più l'ulivo gli si spiegava,
gli contava come il gioco del tempo l'avesse intortato, lacerato, come
l'acqua e il vento l'avessero anno appresso anno obbligato a pigliare
quella forma che non era capriccio o caso, ma conseguenza di
necessità."
Dopo un tre quarti d'ora che avevano pigliato la strata che da Montelusa
portava a Palermo, e l'autista cacciava forte, il commissario principiò
a taliare quella parte di paesaggio della sua isola che più gli faceva
garbo.
«Ti piace davvero?» aveva domandato sbalordita Livia quando, qualche
anno avanti, l'aveva portata in quei paraggi.
Aride colline, quasi tumoli giganteschi, coperte solo di stoppie gialle
d'erba secca, abbandonate dalla mano dell'uomo per sopravvenute
sconfitte dovute alla siccità all'arsura o più semplicemente alla
stanchezza di un combattimento perso in partenza, di tanto in tanto
interrotte dal grigio di rocce a pinnacolo, assurdamente nate dal nulla
o forse piovute dall'alto, stalattiti o stalagmiti di quella fonda
grotta a cielo aperto ch'era la Sicilia. Le rare case, tutte di solo
pianoterra, dammùsi, cubi di pietre a secco, erano messe di sghembo,
quasi che avessero fortunosamente resistito a una violenta sgroppata
della terra che non voleva sentirsele sopra.
C'era sì qualche rara macchia di verde, ma non d'alberi o di colture,
bensì d'agavi, di spinasanta, di saggina, d'erba-spada, stenta,
impolverata, prossima anch'essa alla resa.
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ciao
Vittorix\GLOM